I solai in laterocemento in Italia hanno trovato ampio utilizzo a partire dagli anni ‘30, ma la loro diffusione è avvenuta in modo marcato negli anni ’50, in concomitanza con il “boom” edilizio, per la necessità di costruire abitazioni nel tempo più rapido possibile e con costi minori possibili

A causa della carenza di materie prime (in particolar modo di acciaio) e di uno scarso scrupolo progettuale e costruttivo i solai in oggetto manifestano talora deficit prestazionali.

La ridotta capacità portante e l’assenza di una soletta armata di ripartizione dei carichi, ora necessaria in zona sismica, richiedono interventi di rinforzo.

La realizzazione di una nuova soletta di calcestruzzo, resa collaborante all’estradosso del solaio esistente, risulta spesso la soluzione più economica ed efficace.

Il successo dell’intervento dipende dalla capacità del collegamento, tra la parte esistente e la soletta aggiuntiva, di trasferire le azioni di taglio al fine di realizzare una sezione composta a completa interazione.

Il sistema di consolidamento consente il rinforzo strutturale e l’irrigidimento dell’elemento portante con significativi benefici statici e di comfort abitativo. 

Un tipico consolidamento di solaio in latero-cemento è l’installazione di una soletta collaborante di ripartizione composta da rete in acciaio e connettore a vite da inserire al travetto del solaio esistente.

Un esempio di connettore, raffigurato in foto, è il connettore V CEM-E, un connettore che presenta il miglior compromesso tra prestazioni, facilità e velocità di posa: è semplicemente un Piolo connettore a vite zincata per riprese di getto in calcestruzzo composta da un gambo in acciaio al carbonio, Ø 14 mm, con rondella e testa esagonale 15 mm, corpo filettato Ø 12 mm di lunghezza 70 mm, lunghezza totale 110 mm, certificato CE.

Il fissaggio è completamente meccanico poiché non sono necessarie resine o additivi chimici. La punta della vite, inoltre, ha un trattamento termico particolare che permette di intagliare al meglio il calcestruzzo rendendo il processo di connessione quindi veloce, economico e pulito.

Possibili impieghi:

  • Realizzazione di cappa non presente – caso di sottotetti non calpestabili: molti solai sono sprovvisti di caldana superiore alle pignatte o presentano solette con spessori esigui senza armatura. E’ opportuno, per ripartire i carichi e per adeguare la struttura alle norme sismiche, realizzare una soletta superiore armata adeguatamente connessa.
  • Aumento di rigidezza – caso di solai sfondellati: nel caso in cui il solaio sia snello, cioè di basso spessore rispetto alla sua lunghezza, il solaio è deformabile e può essere soggetto a deformazioni e fessurazioni. In questi casi, risulta conveniente aumentarne l’altezza con il metodo della soletta collaborante.
  • Aumento di resistenza – caso di cambio d’uso: nel caso di aumento dei carichi di progetto la soletta collaborante permette di aumentare il braccio delle forze interne e quindi di incrementare la resistenza a flessione della sezione.  L’aumento di resistenza è quindi proporzionale all’aumento di altezza della sezione.

È bene sapere che, a differenza che nel caso di travi in legno o in acciaio, la resistenza aumenta solamente in proporzione all’aumento di altezza.  Ne risulta pertanto che l’utilizzo della tecnica della soletta mista è statisticamente meno percorribile nei solai esistenti in laterocemento che in quelli in legno o in acciaio. In tutti i casi è opportuno limitare al massimo i carichi portati anche utilizzando calcestruzzi alleggeriti, finiture leggere, massetti di spessore contenuto e muri divisori interni leggeri.

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